La riforma Cartabia ha introdotto garanzie a sostegno delle vittime di violenza domestica e familiare.  

La riforma  vuole sottolineare come che non può esserci attenzione alla violenza domestica solamente durante lo svolgimento di un processo penale ma che è importante garantire una adeguata tutela anche nel processo civile, durante il quale è fondamentale comprendere fino in fondo i fenomeni sociali che possono incidere sulla vita della coppia.

È stata creata una c.d. “corsia preferenziale”, per far procedere per primi i processi familiari che sono provvisti di allegazioni di violenza o abuso, inoltre la riforma ha previsto che, sempre nei casi in cui le prove della violenza o dell’abuso siano direttamente allegati al procedimento di separazione, divorzio o affidamento del minore, il giudice possa procedere ad accorciare i tempi del processo fino alla metà.

Alla persona vittima di violenza domestica che ha subito maltrattamenti, lesioni, violenze sessuali o stalking, all’interno della famiglia è stata riconosciuta la facoltà di non presentarsi in giudizio con il presunto autore della violenza, proprio per evitare che il processo possa essere dannoso alla sua salute psichica, ed evitando così il fenomeno della “vittimizzazione secondaria”. Nel caso invece in cui entrambe le parti decidano di presenziare il giudice non potrà procedere, come di consueto, con la conciliazione, dal momento che risulta accertata a priori l’irreversibilità della crisi tra i coniugi.

Inoltre, la riforma Cartabia ha deciso di concentrarsi molto sull’ascolto del minore, qualora presente in famiglia, e sulla sua testimonianza. 

Per questo la c.d. “lettura della violenza domestica” assume in questa riforma un ruolo di particolare importanza, è stato dunque proposto anche un periodo formativo per i giudici che si occupano di violenza, in grado di prepararli anche agli aspetti emotivi della vicenda, ma soprattutto per sensibilizzarli a cogliere indizi di violenza da parte di minorenni, i quali spesso sono intimiditi dalla spiacevole situazione e poco portati a collaborare.

È stato anche previsto un ruolo per il giudice molto dinamico, che gli conferisce alcuni poteri, tra i quali anche quello di coinvolgere direttamente le forze dell’ordine, e prevedere che vengano applicati i c.d. “ordini di protezione” nei confronti del compagno o coniuge che ha posto in essere condotte le violente.  

Per concludere, come possiamo vedere le garanzie della riforma Cartabia rappresentano un passo importante nella storia del processo italiano, che dimostra di operare sempre di più per l’attuazione della tutela di vittime di violenza domestica in ambito civilistico e per la valorizzazione dei bisogni dei soggetti coinvolti, necessari per comprendere e trattare tematiche così delicate e fragili anche durante il processo civile.